Qui Roma – Il viaggio più lungo
La strada in salita, un paesaggio estivo che si popola di elementi tangibili ma anche di ricordi di quello che tragicamente non c’è più. È il ritorno di Sami Modiano nei luoghi che furono della sua giovinezza ad aprire il documentario “Il viaggio più lungo. Rodi-Auschwitz”. Una testimonianza straordinaria, presentata in anteprima nazionale al Cinema Barberini, che porta tre sopravvissuti allo sterminio originari dell’isola greca, un tempo territorio italiano – oltre a Sami Modiano, ci sono Alberto Israel e Stella Levi – a rievocare la vita e l’atmosfera tutta speciale di quella comunità fortemente radicata nel territorio di cui non resta che una malinconica memoria. Realizzata da Marcello Pezzetti (Museo della Shoah di Roma) e Liliana Picciotto (Fondazione Cdec) con Ruggero Gabbai alla regia, la pellicola – opera dello stesso sodalizio che fu autore della scrittura di un’opera passata alla storia della memorialistica della Shoah come Memoria – è un tutto nei ricordi più vivi dell’infanzia dei tre protagonisti. Ci sono sapori, suoni, colori, situazioni che tornano a vivere intrecciandosi con la Rodi di oggi, meravigliosa nei suoi paesaggi ma allo stesso tempo orfana di una sua componente essenziale. I giorni felici lasciano presto il passo alla sofferenza e al disagio: la cacciata dalle scuole in seguito alla promulgazione delle leggi razziste, la crescente limitazione di diritti e libertà fondamentali, l’emarginazione più totale. Si arriva così all’estate del 1944 quando i tedeschi, senza particolari resistenze, organizzano la deportazione degli ebrei dell’isola. Prima destinazione il Pireo, dove i tre convogli navali allestiti dall’occupante nazista arrivano dopo giorni di navigazione in condizioni disumane. Quindi, nuova tappa verso l’annientamento, con i famigerati vagoni piombati diretti ad Auschwitz Birkenau. Dopo l’apertura delle porte, pochi minuti e quel mondo scomparirà per sempre. Sopravviveranno soltanto in 178. Pochissimi, tra loro, faranno ritorno a Rodi preferendo ricostruirsi una vita altrove. Sami, prima in Congo e poi a Roma. Alberto, a Bruxelles. Stella, a New York. In questa serata speciale, prossimamente replicata a Milano (lunedì 13 maggio al cinema Orfeo), ospite in sala anche un terzo sopravvissuto – Josef Varon – mai tornato a Rodi se non per baciare il cemento della banchina del porto senza nemmeno volgere lo sguardo oltre quella prospettiva visuale limitata. Troppo dolore, troppa sofferenza: gli stessi sentimenti che caratterizzano le parole di Sami e Alberto mentre accompagnano la telecamera nel percorso tracciato dalle loro emozioni. Già applaudito a New York, il film – come anticipa Gabbai in conclusione di serata – sarà tra le pellicole proiettate e discusse al prossimo festival internazionale del cinema di Gerusalemme.
Da quest’oggi, sul sito www.nomidellashoah.it, è possibile inoltre prendere consapevolezza della corposa ricerca curata dalla Fondazione Cdec in merito a questa terribile pagine della deportazione. Sul web sono infatti pubblicati nomi, elementi anagrafici, parentele, destino di ogni singolo deportato. Un lavoro di grande profondità, finanziato dalla Claims Conference, che va ad unirsi alle altre migliaia di biografie della Shoah italiana raccolte in questi anni dalla Picciotto e dai suoi collaboratori.
Intanto, sempre a Roma, su impulso del Master internazionale in didattica della Shoah coordinato da David Meghnagi, una notte tra parole e musica per ricordare l’infamia dei roghi nazisti in cui furono dati alle fiamme libri all’indice perché scritti da intellettuali ebrei o di origine ebraica. Nell’insolito scenario di un Teatro Argentina popolato da migliaia di libri “proibiti” disposti sul palco e in platea, le parole sopravvissute a quei crimini sono state lette e recitate da attori professionisti accompagnati dalle note del clarinetto di Gabriele Coen, dal pianoforte di Alessandro Gwis e dalle voce di Miriam Meghnagi. A precedere la serata un incontro nell’Aula Magna del Rettorato di Roma Tre con ospiti il professor Meghnagi e Luciano Violante.
a.s – twitter @asmulevichmoked
(10 maggio 2013)